Sinossi:
A cura di Lino Privitera Come pagine di un vecchio libro di storia mitologica scolpite su pietra e marmi, immortalate per essere oggi ricordate ed immaginate da chi si sofferma alla sensibilità ed alla bellezza dell’arte, così la pietra – materia di vita e di storia – ove tutto è stato raccontato attraverso gli scalpelli. Ogni uomo si sofferma e immagina, fantastica cercando una verità e viaggia attraverso quella mitologia che racconta l’apice della pura bellezza, punto portante della cultura ellenica. Il coreografo e regista Lino Privitera attraverso i suoi studi artistici nella pittura, danza e musica, è sempre stato curioso di abbracciare le emozioni davanti alle opere scultoree e pittoriche. La passione e la continua ricerca nei suoi viaggi artistico-culturali hanno segnato il suo percorso d’artista ed arricchito l’emozione innovativa che oggi crea “Orfeo ed Euridice”. La solitudine di Orfeo nella disperata ed ossessiva ricerca di Euridice rappresenta il tema portante dell’interpretazione del regista e mai trova risposta in quei personaggi che circondano Orfeo e che il regista rappresenta come figure metaforiche. Statue, assenti nella loro freddezza, esprimono quell’effetto manifesto dell’animo di Orfeo. Compagni nel pianto per la sua amata, vigili per la sua disperazione, impotenti al richiamo di Euridice, assenti per la sua solitudine. egoisti, larve dannate, cancelli tenebrosi che ‘gridano’ impedendo l’armonia dell’Amore. Questo è l’Ade. Figure metaforiche vivono nel pensiero del coreografo e regista che, facendo suo il ruolo di Orfeo, li fa rivivere come fantasmi nella sua mente. La Musica – suo unico potere – ricorda ad Orfeo il coraggio di afferrare in mano la sua lira come arma per affrontare le ombre oscure dell’Ade in un viaggio tutto metaforico fatto di anime in transizione sulle acque dello Stige. Nell’Ade, Orfeo, affronta Ade commovendolo con il suo disperato canto << Men tiranne, ah! Voi sareste al mio pianto, al mio lamento se provaste un sol momento cosa sia languir d’Amor. >> Ora tutto cambia intorno ad Orfeo ed i suoi tormenti diventano beati Eroi. Gli eroi accolgono Orfeo trasformandosi in nuvole di serenità, coinvolgendolo in un gioco d’Amore Universale. Corpi puri e nudi disegnano l’apice della sublime bellezza. Gli stessi Eroi condurranno Euridice dal suo amato Orfeo come guardiani di quella promessa fatta a Giove: Orfeo non guarderà la sua amata sino all’uscita dell’Ade altrimenti ricadrà nelle oscure e tenebrose ombre dell’Oltretomba. Lunga e dura prova che ogni uomo affronta sperimentando i limiti della propria determinazione. Il ruolo di Euridice viene intrepretato dal regista e coreografo come ‘colei che non raggiungerà mai l’amore di Orfeo’, pur riabbracciandolo per pochi istanti ella lo sentirà lontano ed inafferrabile; lo guarda, lo implora ma – mai – i loro occhi s’incontreranno fin quando lei stessa deciderà di restare morta: così lo sfida per l’ultimo atto d’amore. Orfeo cede al patto e negli occhi di Euridice vede riflessi gli spettri dell’Ade, quelle stesse figure diaboliche e tenebrose insensibili al suo, ancora, disperato pianto. Orfeo può afferrare per l’ultima volta le mani di Euridice che vede lentamente scivolare nell’oscurità tenebrosa dell’Oltretomba. Ed è qui che il regista e coreografo conclude con un finale emozionante ove Orfeo, ormai incapace di vivere senza l’amore di Euridice, decide di… L’opera “Orfeo ed Euridice”, tradotta nell’inusuale linguaggio della danza come bassorilievo su pietra o marmo, come forma scultorea o pittorica, si manifesta attraverso la sensibilità del pubblico